martedì 28 febbraio 2017

Ciao Adele…
Ho voluto lasciar passare qualche giorno, per stemperare un po’ l’emozione e la tristezza della tua partenza; per me, non eri soltanto un amministratore capace ed un sindaco caparbio, ma soprattutto un’amica. La nostra non era un’amicizia dove fosse necessaria la quotidianità: ma un piacevole ritrovarsi in sintonia sulle questioni della vita e della comune passione per la storia, per la lingua e per tutto quello che riguardasse la Sardegna.
Tuttavia voglio raccontare la prima Adele Virdis che ho conosciuto una decina d’anni fa, durante una delle mie ‘ricognizioni archivistiche’ presso l’Archivio di Stato di Nuoro, quando ancora la ‘politica’ non era entrata a far parte della sua vita.
Adele Virdis era una bravissima archivista, dotata non solo della necessaria e qualificata competenza professionale, ma soprattutto di una grande disponibilità, educazione e pazienza.



Mi ricordo ancora la prima volta che la direttrice dell’Archivio, dopo avermi fatto completare l’espletamento delle solite ‘pratiche’ burocratiche di registrazione e la verifica dei dati personali, mi fece entrare nella rinnovata sala lettura, per ‘affidarmi’ all’archivista Virdis che mi aspettava pazientemente avvolta in un camice ‘verde’, dotata come previsto dalle norme di ‘mascherina’ e ‘guanti’ protettivi, che nel contesto delle luci e del soffitto ‘di isolamento sonoro’ del locale, facevano ‘quasi’ sembrare la giovane archivista ,a me ancora sconosciuta, come un chirurgo pronto ad operare.
Mi fu sufficiente stringerti la mano per capire che davanti a me, c’era una persona ‘forte’ e sincera: la mano era forte ed il sorriso spontaneo.
Quell’anno, mi recai una decina di volte presso l’Archivio di Stato di Nuoro per consultare delle mappe e dei “sommarioni” del Cessato Catasto per le mie ricerche sui villaggi medievali abbandonati nel centro Sardegna, la tua accoglienza era sempre introdotta da un sorriso ironico e dalla ‘classica’ domanda di rito: «allora Mario, oggi a chi tocca?».
Sapevi bene che avrei passato lì l’intera giornata, tranne la mezz’ora di ‘pausa- pranzo’ in un bar posto nei pressi del Comando Provinciale dei Carabinieri; sorridevi nel vedermi consultare e praticamente ‘ricopiare’ qualche Sommarione e mi davi un prezioso aiuto per ‘srotolare’ le mappe di metà ‘800 dal formato abbastanza ‘grande’: tuttavia, nella serietà del momento riuscivamo sempre a ironizzare sulle mappe o su altre questioni.
Mi ricordo che durante le pause si parlava del precariato, degli studi, di quanto fosse difficile avere una vita ‘normale’: di quanto amassimo la ricerca storica e soprattutto la storia dei piccoli paesi.
Mi ricordo anche il giorno in cui con lo sguardo triste mi comunicasti che a breve ti sarebbe scaduto il contratto e che il rinnovo sarebbe stato molto difficile, neppure quell’incertezza comunque era stata sufficiente ad abbatterti: «è la vita Mario, finisco qua, inizierò da un’altra parte. Nel frattempo continuerò con gli studi».
Avevi sostenuto questo tuo concetto, con un solare sorriso e con tutta la tua naturale semplicità e forza.
Il nostro incontro successivo, sempre casuale, sarebbe stato qualche tempo dopo a Sedilo, in occasione della presentazione di un libro; durante la nostra breve chiacchierata mi comunicasti che ti saresti candidata come sindaco di Aidomaggiore: «sai Mario, abbiamo fatto una lista di ‘giovani’, vogliamo cambiare il paese, o almeno provarci».
Ancora una volta l’impressione che ne ricavai fu quella di una persona semplice, buona e forte.
Qualche tempo dopo, iniziai a lavorare per il progetto Atlante Toponomastico Sardo per la Regione Sardegna, e dopo aver fissato un appuntamento ad Aidomaggiore, mi accogliesti facendomi trovare tutto già pronto: al mio arrivo nella tua stanza da ‘sindaco’ con 10 minuti di ritardo, mi facesti trovare ‘abili e arruolati’ quattro anziani allevatori del paese, pronti a darmi tutti i ragguagli possibili sulla toponomastica di Aidomaggiore.
Terminate le interviste per la raccolta dei dati toponomastici, m’invitasti un veloce caffè a casa tua dove iniziasti a raccontarmi della tua nuova vita da sindaco: «sai Mario, è una grande responsabilità, però mi piace perché amo il mio piccolo paese».
Nel 2011 svolsi con le colleghe Mariantonietta Piga e Giuliana Portas, una ricerca per il comune di Neoneli sulla figura del gesuita Bonaventura Licheri, la ricerca si svolse presso l’Archivio diocesano e presso la Biblioteca: c’era un fondo archivistico che ancora non era disponibile, che tu stavi pazientemente catalogando: fu l’occasione per una bella chiacchierata. Da allora però i nostri incontri, avvennero sempre fuori dagli archivi: a Macomer alla Mostra del Libro, a Sennariolo per il progetto “Hymnos” di cui eri una convinta sostenitrice con il ‘comune’ amico Gianbattista Ledda (prima assessore e poi sindaco di Sennariolo).
Ci siamo visti l’ultima volta nel mese di novembre 2016, nel palazzo comunale di Aidomaggiore: anche l’ultima chiacchierata non fu banale: avevi idee progetti e soprattutto mi dicesti che eri orgogliosa della tua ‘squadra’ di lavoro di amministratori e dipendenti comunali. Ti presi cordialmente in giro, accusandoti di essere diventata ‘dittatrice’, una ‘zarina’. Invece eri un ‘capo’ autorevole e non autoritario. Ma hai seminato bene: sono sicuro che la tua ‘squadra’, condotta dalla tua vice Antonella, saprà raccogliere la tua difficile eredità e portare a conclusione i tuoi progetti.


(Foto di Salvatore Ligios, dahttp://www.sardiniapost.it/culture/gli-atlanti-dellidentita-di-ligios-in-mostra-ad-arzachena/ )