mercoledì 22 giugno 2016

Recensione libro "MIO FRATELLO JOHN CARTA" di Vittoria Carta

Nei primi giorni di maggio durante una notte di insonnia, mi ritrovai a leggere con immenso piacere questo libello dai colori vivaci, che racconta la storia di un ragazzo sindiese, la cui storia, per alcuni versi mi ha ricordato la canzone Gianni Morandi “C’era un ragazzo che come me…amava i Beatles e i Rolling Stones”. Durante la manifestazione “Primavera nel Marghine”, ho avuto finalmente l’onore ed il piacere di conoscere l’autrice del libro, la signora Vittoria Carta, recandomi direttamente nella “cortes” allestita per l’occasione nella propria casa di Sindia, ubicata nei pressi della piazza San Giorgio. La signora Carta, si è rivelata una simpatica e raffinata ex insegnante che mi ha accolto a casa sua con grande entusiasmo e con grande orgoglio mi ha mostrato uno dei paracaduti del fratello e una delle tute da lui disegnata, ideata e realizzata. Con grandissimo senso dell’ospitalità mi ha offerto un gustoso bicchiere di malvasia, in compagnia di una deliziosa nipote- studentessa universitaria e di un affabile amico d’infanzia del fratello.
Nel post che avevo pubblicato su Facebook in data 11 maggio avevo riportato la seguente impressione sul libro: “La lettura di un bel racconto sulla vita di un giovane sindiese-algherese- statunitense. John Carta figlio di un sindiese, dopo essere rimasto orfano approdò negli Stati Uniti, dai suoi parenti, finì in Vietnam a guidare aerei ed elicotteri per il soccorso dei soldati, dove fu anche decorato ed al rientro divenne uno spericolato paracadutista che si lanciò anche dalle Torri Gemelle. Una figura particolare, raccontato con semplicità dalla sorella Vittoria Carta, rientrata nel paese del padre per trascorrere la pensione. Non avevo potuto seguire la presentazione per vari impegni, ma ci tenevo a leggerlo. Un bel libro da leggere di getto”. Un appunto scritto di “getto” dopo una notte insonne appunto, ma che sottoscrivo anche oggi. La figura di questo ragazzo sindiese- algherese- statunitense non va dimenticata e meritoriamente la sorella e i nipoti ricordano il loro caro John (nato Giovanni).

Recensione del romanzo “LA CUSTODE DEL MIELE E DELLE API” di Cristina Caboni- ed. Garzanti

Domenica scorsa a Bortigali (NU) su invito dell’Amministrazione Comunale, nell’ambito della manifestazione “Primavera nel Marghine”, insieme a Roberto Putzolu e all’autrice ho avuto l’onore di presentare questo bellissimo romanzo di Cristina Caboni. Alla presentazione è seguita una degustazione del miele e della birra al miele, che abbinata al formaggio locale hanno avuto un ottimo riscontro di gradimento. Cristina Caboni è un apicultrice che vive con la propria famiglia nella provincia di Cagliari, dove esercita il proprio lavoro. “La custode del miele e delle api” edito dalla Garzanti, è il suo secondo romanzo dopo il grande successo del “Sentiero dei profumi”. Il romanzo “La custode del miele e delle api” è una bella storia d’amore universale condensata in oltre 300 pagine: ogni capitolo viene introdotto da un differente tipo di miele con un’accurata descrizione delle qualità dello stesso. Alla fine del libro è presente anche un interessante glossario.
Il romanzo presenta una scrittura molto piacevole e descrittiva, si tratta di un libro che impegna molto i sensi: vengono descritti infatti odori, colori, gusti, oggetti, canto. La protagonista del romanzo è Angelica, una giovane donna molto indipendente che gira l’Europa in camper per aiutare con le proprie competenze gli apicoltori di tutto il continente; è una donna che sembra felice; divide i propri spazi con i suoi piccoli animali da compagnia. Improvvisamente a causa di un’eredità deve ritornare nel suo paesello d’origine in Sardegna, che aveva lasciato da bambina; qui aveva trascorso l’infanzia con la zia materna Margherita Senes “Jaja”, una donna che nella sua vasta casa, permetteva a tante donne di poter svolgere dei lavori artigianali. La caratteristica principale di Jaja era quella di essere una bravissima apicultrice che cantava alle proprie api. Il rientro nel paesello di Abbadulche, è per Angelica la riscoperta della propria infanzia, con tutti i profumi, i suoni e le emozioni della propria infanzia, ma non sarà facile; alcuni parenti non hanno preso per niente bene, la notizia che Jaja abbia scelto come erede universale la giovane nipote, escludendo gli altri parenti dalla sostanziosa eredità comprendente casa, terreni e api. L’ambientamento di Angelica ad Abbadulche comunque prosegue a tal punto, che la protagonista decide di non andar più via dal paese, la protagonista oltre alle proprie radici e ad un gruppo di amiche ha anche ritrovato dopo tanti anni Nicola il suo primo amore. Ma Nicola con il fratello Claudio, fanno parte di una società immobiliare che vorrebbe costruire proprio ad Abbadulche un villaggio turistico che darebbe sviluppo e lavoro ai giovani del paese… Il romanzo tratta dunque tematiche di notevole interesse: l’emancipazione femminile in Sardegna, il rispetto per l’ambiente e per le persone, la riscoperta delle tradizioni e la riscoperta dei gusti, saperi e sapori della Sardegna. Un libro che dovrebbe essere letto da ogni sardo e che nei prossimi giorni sarà pubblicato in Germania.

domenica 12 giugno 2016

UNA PRESENTAZIONE “UN PO’ STRANA”

Appunti sulla presentazione del libro “Zia, lo sai che sei un po’ strana” di Patrizia Ciccani Nella mia “carriera” di relatore, peraltro non lunghissima non mi era mai capitato di presentare un romanzo, un saggio o un qualunque altro lavoro letterario che affrontasse il difficile tema della disabilità: per questo motivo prima di accettare l’invito degli amici e delle amiche dell’associazione “S’olmina e s’Alte” di Magomadas (OR) sono stato un po’ dubbioso. Il presidente dell’associazione Pietro Tilocca, grande lettore e amico mi ha convinto a partecipare come relatore, lanciandomi la sfida: e alle sfide, nonostante tutto, non riesco ancora a dire di no! Premetto di non amare in particolar modo i “tuttologi”, ovvero coloro che pensano di essere “preparati” o “esperti” in qualunque disciplina: non è assolutamente sufficiente aver conseguito una laurea o aver letto una montagna di libri per essere automaticamente competenti in qualunque settore o disciplina! Premetto che ritengo di non aver forse, la giusta “sensibilità”, per affrontare delle tematiche così difficili. Pertanto ho preferito affrontare questa “nuova sfida”, con un profilo molto basso: prima di tutto leggendo il libro, che è un bel volumetto con la copertina arancione, composta da circa 200 pagine di contenuti e aneddoti raccontati con un linguaggio semplice ed essenziale, che fanno intuire la formazione “classica” dell’autrice (che infatti è laureata in lettere classiche con una tesi in paleografia). Chiaramente nel libro- autobiografia, ho ritrovato molto della città di Roma che ho conosciuto e frequentato negli anni ’90: dalle borgate al centro; ma non solo; a Roma abitava una mia cugina disabile (che oggi purtroppo, non c’è più) che aveva dei grossi problemi fisici, ma che comunque manifestava sempre una sorprendente solarità che ho ritrovato nell'autrice; nel libro e in Patrizia Ciccani ho anche rivisto in parte, le difficoltà pregiudiziali affrontate da una delle mie sorelle, che con il suo carattere caparbio e testardo (caratteristiche in possesso anche dell’autrice) ha comunque realizzato i propri sogni e le proprie aspirazioni professionali.
Per il forte impatto emotivo, pertanto presentare questo libro mi è risultato molto arduo: è difficile descrivere un testo simile, senza rischiare di cadere nel patetico e senza inciampare nel pathos che la lettura od il coinvolgimento emotivo del libro possono causare. Per questi motivi, da quasi profano di didattica e pedagogia speciale ho affrontato la sfida con poche parole; credo che più che le parole questa volta possano fare molto di più la forte presenza dell’autrice, che ha comunque trovato in Pietro Tilocca, una valida spalla, capace con la stessa ironia dell’autrice di trovare le giuste parole, per raccontare quest’opera romanzata e autobiografica. Ho trovato molto brave e coinvolgenti le lettrici dell’associazione “Sofia” che hanno letto alcuni dei brani più rappresentativi del libro; mi è piaciuta tantissimo l’altra relatrice Roberta Lollobrigida, sia per la semplicità del suo intervento, sia per la simpatica umanità che ha saputo trasmettere. Perfetta l’organizzazione logistica dei ragazzi e delle ragazze dell’associazione “S’olmina ‘e s’Alte” che hanno organizzato l’evento.

sabato 4 giugno 2016

Recensione del libro “Zia, lo sai che sei un po’ strana?!” di Patrizia Ciccani, Charleston USA, 2016.

Di Mario A. Sanna
Patrizia Ciccani, nata a Roma nel 1962, ha conseguito il dottorato di ricerca in Pedagogia presso l’Università Roma Tre; afflitta fin dalla nascita di tetraparesi spastica, l’autrice si era già distinta in ambito scientifico per due precedenti pregevoli pubblicazioni dalle tematiche innovative: pubblicando nel 2001 “Il girotondo di Anpamaro. Familiarizzare con la diversità” (Armando Editore); un testo collegato all'esperienza svolta dall'autrice nell'ambito del Progetto Girotondo, che prevedeva un intervento educativo condotto da persone disabili nelle scuole di base per identificare i fattori che influenzano l'accettazione dei bambini disabili da parte dei compagni e per prevenire e ridurre pregiudizi e stereotipi.
Sempre con lo stesso editore nel 2009, l’autrice aveva pubblicato il saggio educativo “Pregiudizi e disabilità. Individuazione di strategie educative per l’elaborazione e il superamento del pregiudizio”, un testo che offre un significativo contributo alla ricerca pedagogica e didattica speciale, scritto successivamente al laboratorio di “Disabilità e counseling educativo”, svolto con la collaborazione degli studenti frequentanti il corso di Pedagogia Speciale.
Con il libro “Zia, lo sai che sei un po’ strana?!”, Patrizia Ciccani lascia la saggistica scientifica e filo- accademica, per addentrarsi in un racconto dal forte sapore autobiografico, dove con un linguaggio semplice e asciutto, racconta alcune delle fasi della sua esistenza: dall’infanzia alle prime esperienze scolastiche, dal diploma ai primi viaggi svolti in autonomia; dall’esperienza universitaria come studente alle prime esperienze lavorative, dall’esperienza di ricerca e di sperimentazione presso l’università alle nuove sfide ancora in atto; senza tralasciare altri momenti di crescita e confronto con la narrazione di alcune difficoltà pratiche, dell’importanza dell’amicizia, della famiglia, l’amore e la nuova dimensione di “zia”. Il libro “Zia, lo sai che sei un po’ strana?!”, racconta dunque con una narrazione di tipo scorrevole, le difficoltà quotidiana che una giovane disabile, deve quotidianamente affrontare, in ambito pratico ma soprattutto mentale: con la consapevolezza della propria diversità e della capacità del farsi accettare dagli altri, cercando e trovando, come nel caso dell’autrice, di vivere una vita “normale”. Perché se è vero che un disabile, portatore di un handicap “fisico”, non può fare proprio tutto quello che fisicamente possono fare i normodotati, è anche vero che un giusto atteggiamento psicologico e con il giusto sostegno della famiglia e degli amici, lo stesso disabile può permettersi comunque di affrontare le difficoltà della vita. Si ricorda, che il libro sarà presentato a Magomadas (OR), a cura dell'Associazione "S'Olmina'e S'Alte" in data 11/06/2016, alle ore 18.00 presso il piazzale “Binza ‘e cresia” in via della Pace. Per info: https://www.facebook.com/events/1726678984213215/