martedì 22 marzo 2016

Recensione del romanzo storico "Le pietre di Leàri" di Antoni Flore Motzo

Recensione del romanzo “Le pietre di Leàri” di Antoni Flore Motzo ”, edizioni Arkadia, Cagliari, 2016. Antoni Flore Motzo, giovane storico e operatore linguistico e culturale di Scano Montiferro (OR), esordisce nel mondo letterario con un gradevole e scorrevole romanzo storico, ambientato nella Sardegna, non ancora totalmente romana, nelle concitate fasi successive alla battaglia di Cornus del 215 a.C. Il romanzo “Le pietre di Leàri”, è di agile lettura: personaggi, fatti, luoghi vengono descritti con una scrittura che si avvicina a quella cinematografica; i capitoli del libro, che consta in tutto di 150 pagine, sono abbastanza brevi e non permettono al lettore di avvertire alcun senso di stanchezza letteraria; i capitoli del romanzo, scorrono piacevolmente veloci, ma tutto viene raccontato con grande precisione e sintesi: la psiche dei personaggi, l’orografia dei luoghi e con una precisione storica che è testimonianza di un serio lavoro di ricerca storica, svolta negli anni. Il personaggio principale del romanzo è Birò, condottiero o meglio “Giudice” della tribù degli Olèa, che stanziata nelle aspre alture dei Monti Ver, dove il condottiero vive nel villaggio montano di Leàri, con l’anziana madre Sirbàna, la moglie e i tre figli; a lui si contrappone un romano di seconda generazione Lucio Erennio Fausto che vive nel villaggio romano di Turre, ai piedi dei Monti Ver con la viziata figlia Erennia. Birò dopo l’alleanza con altre tribù delle zona, compie alcune azioni di guerriglia contro i romani; nel corso di queste azioni, avrà modo di conoscere il giovane e valoroso guerriero Naragulé, con il quale tuttavia, avrà inizio una tacita rivalità. Le azioni di guerriglia di Birò, coronate dal successo, porteranno alla controffensiva romana, nella quale sarà impegnato direttamente il proconsole Tiberio Sempronio Gracco, che dopo aver incassato una dolorosa batosta, deciderà di avvalersi dei consigli di Erennio, per stanare i sardi pelliti, dalle loro roccaforti. La potente reazione romana, sarà coronata dal successo militare, ma con un prezzo molto alto di vite umane per entrambe le parti, tanto da alimentare profondi dubbi sull’effettivo valore della conquista romana della Sardegna; le vicende storiche riportate nel romanzo, saranno la conferma mai smentita, di quell’innata voglia di libertà, che i sardi, talvolta inconsciamente, portano da sempre nel cuore. Mario Antioco Sanna* *Storico

lunedì 14 marzo 2016

Progetu "Pìndulas de Istòria- Sa Batalla de Macumere"

Dae cras, 15 de martzu 2016. gràtzias a su progetu "Pìndulas de Istòria- Sa Batalla de Macumere", sustènnidu e postu dae banda de s'Amministratzione Comunale de Macumere, in intre de sas atividades propedeùticas de sa Mustra de su Libru 2016, Lìnardu de Alagon- Cubeddu, ùrtimu Marchesu de Aristanis, at a contare a sos pitzinnos e pitzinnas de sas iscolas primàrias de Macumere, su contu de sa batalla de su 19 de maju 1478, intre de a issu e de su Vitzerè Nigola de Carroz, in sas giassos nados Campu Castigadu- Tòssilo, Bonutrau e Mèriaga. Sas mazines sunt de Giulio Ledda. Su contu est istadu publicadu in unu libreddu de s'Amministratzione Comunale e in sa revista Logosardigna n.56 de su 2013.
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