giovedì 5 maggio 2016

Perché l’Arcangelo Gabriele non deve più volar via dal paese di Sagama.

Sagama è un piccolo centro della regione storica della Planargia; conta 196 abitanti ed una superficie comunale di 11, 72 Kmq, un bar, un negozio di alimentari riaperto recentemente, e l’ufficio postale aperto per due giorni alla settimana. Eppure fino a qualche decennio fa, a Sagama c’erano le scuole elementari, lo sportello bancario e addirittura la locale stazione dei carabinieri; ora anche il giovane parroco don Antonello, si divide tra la comunità di Scano e quella di Sagama.
Sagama è un paese antichissimo, posto sopra un gradino calcareo, quasi a dominare la splendida vallata denominata Badde ‘e Sagama; il paese è sorto in epoca nuragica intorno ad un santuario nuragico, come testimoniato dai ben 4 nuraghi che tuttora, ne controllano gli accessi: nuraghe Funtanedda e Muristene ad ovest nelle immediate vicinanze della chiesa- santuario- parrocchiale di San Gabriele; nuraghe Molineddu ad est e nuraghe Mura de Canes a nord- est. Se non bastasse, a controllare la fertile vallata della Badde ‘e Sagama, troviamo il nuraghe Sos Passialzos (o Pascialzos) insieme a quelli di Su Nuratolu e Giannas e l’insediamento di Mura Pianu. La chiesa parrocchiale di San Gabriele le cui forme attuali risalgono ai primi anni del 1600, ma il cui primo edificio originario è antichissimo e visibile nei sotterranei della chiesa, è una chiesa- museo: oltre all'antichissima statua di San Gabriele, risalente al XIII secolo, custodisce una serie di quadri- altari di notevole importanza.
Fino alla prima guerra mondiale, la festa dell’Arcangelo Gabriele (detto anche S’Anzelu), era una delle sagre- fiere più importanti, non soltanto della Planargia, ma di tutto il circondario: un vero villaggio religioso, con tanto di recinto con un ingresso munito di arco davanti alla chiesa. Poi arrivò il primo conflitto mondiale: i lutti, l’emigrazione e la poca voglia di festeggiare; intanto la chiesa cadeva in rovina, le mura del recinto e l’arco furono abbattuti per far passare le vetture e gli autobus nel nuovo corso Vittorio Emauele, il piccolo cimitero adiacente si riempiva di morti e ne fu costruito uno nuovo fuori dal paese; poi durante l’epoca fascista, il paese perdeva pure la propria autonomia, diventando insieme ai vicini centri di Tinnura e Flussio una frazione del Comune di Suni. Negli anni ’60 dopo un periodo tormentato della storia sagamese, qualcuno decise che quell'Arcangelo ligneo, in grave stato di degrado, che si trovava dentro una malsana chiesa, dovesse essere protetto e magari restaurato:e dunque l’Arcangelo Gabriele fu fatto volar via da Sagama, per finire nel palazzo vescovile di Bosa e poi a Sassari per il restauro. La chiesa parrocchiale venne quasi abbandonata, come le altre chiesette del paese: la Madonna del Carmine e Santa Croce; altre chiese come quella di San Basilio (presso l’attuale edificio comunale) erano già scomparse, mentre quella campestre di San Michele ai confini con Scano Montiferro era ridotta allo stato di poco più di un rudere. Nel frattempo per consolare un po’ i sagamesi, la strada principale venne asfaltata ed il progresso sembrava spazzare via, tutto quello che c'era di antico.
Poi alla fine degli anni ’80 qualcosa iniziò a muoversi: vennero restaurate la chiesa del Carmine e quella di San Michele venne ricostruita ex novo (cancellando, purtroppo per sempre i pochi ruderi di quella antica), alla fine degli anni ’90 vennero restaurate sia la chiesa parrocchiale di San Gabriele che venne riportata all'antico splendore, sia l’oratorio di Santa Croce. Nei primi anni del nuovo millennio, finalmente restaurata, scortata e custodita dentro una teca particolare, alla presenza di importanti autorità civili, religiose e militari, fece rientro in paese la statua dell’Arcangelo Gabriele: fu probabilmente uno dei momenti più belli della comunità sagamese degli ultimi 100 anni: dopo anni di abbandono, il paese sentì arrivare una nuova “linfa” con il rientro del proprio “protettore” nel paese; con orgoglio mi piace pensare che in quel bellissimo giorno, c’ero pure io tra i miei compaesani! Mi piace pure ricordare di quel giorno, la forte emozione di mio padre, che avendo trascorso nel paese di sua madre i suoi primi sei anni di vita, mi ricordava sempre la nonna particolarmente devota all'Arcangelo. Dopo una decina d’anni, il paese di Sagama sta affrontando nuovamente un periodo non certo facile, della sua vita comunitaria: il rischio di spopolamento è sempre più alto, nonostante un discreto numero di nascite, la chiesa tuttavia viene mantenuta pulita ed in ordine da un volenteroso gruppo di giovani e meno giovani donne, che a titolo gratuito, curano la chiesa e l’aprono qualora qualche gruppo, comunichi con qualche giorno d’anticipo l’intenzione di visitare la chiesa-museo.
Ma un giorno di primavera del 2016, accade che l’Arcivescovo di Oristano, Mons. Ignazio Sanna in occasione della mostra- inaugurazione di una nuova ala del museo diocesano, pensi che quel prezioso simulacro ligneo del XIII secolo, che si trova in quello sperduto paese della Planargia, possa ricongiungersi, con una bella statua della Madonna dell’Annunziata (pure questa proveniente da Sagama) nella Mostra per l’inaugurazione di un’ala del Museo Diocesano che si terrà dal 6 maggio al 22 giugno 2016 ad Oristano. L’idea di fondo è buona: permetterebbe a molti sardi e non solo, che ignorano il prezioso simulacro di conoscerlo e di conoscere, seppur in maniera indiretta il paese di Sagama e di ammirare un’opera d’arte d’immenso valore storico. Tuttavia non sono garbati i modi e tanto meno adeguati appaiono i sistemi: se si vuol chiedere un oggetto "in prestito" da qualcuno prima di tutto si va a cercare il padrone dell'oggetto; poi, prima di entrare nella casa dello stesso, si dovrebbe chiedere "permesso" e solo dopo aver ricevuto risposta affermativa si dovrebbe entrare, in caso contrario sarebbe una "violazione di domicilio"; soltanto a quel punto sarebbe lecito richiedere un oggetto "in prestito", sempre ipotizzando però che sia nel diritto del padrone di casa darti una risposta negativa: fa parte del gioco! Ma se tu, oltre a non bussare, vai di nascosto negli uffici preposti e ti prepari i documenti per un prelievo "coatto", che in pratica obbliga il padrone di casa a prestarti qualcosa contro la propria volontà, stai commettendo seppur nei termini di legge, un gesto di violenza nei confronti del padrone di casa; se poi l’avvisi del "prelievo forzato" appena tre giorni prima, forse, alla violenza ed alla cattiveria, stai pure aggiungendo un po’ di arroganza, presunzione e malafede. Domenica 1 maggio durante la Santa Messa, la chiesa di Sagama ha meno presenze del solito; nel paese vivono molte persone anziane che soltanto raramente si recano in chiesa per via delle loro precarie condizioni di salute; molte delle giovani coppie che frequentano abitualmente la parrocchia, approfittando del bel tempo e della giornata festiva, sono andate a farsi una gita fuori porta: don Antonello comunica così alle poche persone presenti alla funzione, che mercoledì 4 maggio (appena 3 giorni dopo), il prezioso simulacro, partirà per un mese ad Oristano, in quanto richiesto dall'Arcivescovo di Oristano al Vescovo della diocesi di Alghero- Bosa e che quindi chi volesse, potrà “salutare” il prezioso simulacro. Le poche persone presenti riferiscono agli altri sagamesi che restano sbigottiti: chiedono lumi all'Amministrazione Comunale, la quale non può rispondere altro, se non di non aver ricevuto nessuna comunicazione ufficiale. Ieri mattina 4 maggio alle 9.30 arriva a Sagama un camion privo di scritte con due operai; nessuna scorta, nessun carabiniere del nucleo tutela per i beni culturali: il sindaco è in prima linea con i sagamesi a cercare di capire cosa stia succedendo.
Arrivano don Antonello e poi don Paolo Secchi, responsabile dei Beni Culturali della diocesi di Alghero- Bosa, che pacatamente spiega che è tutto regolare, ma sottolinea anche con fermezza, che la decisione non sia stata comunque la sua e che la sua intenzione è quella di cercare di risolvere in maniera pacifica la questione, cercando una soluzione che possa soddisfare tutti. Durante la discussione, all'interno della chiesa, il clima è di sereno confronto, ma non mancano tuttavia seppur in maniera sempre civile, educata e costruttiva dei momenti di frizione: il sindaco Giovanni Antonio Cuccui, ribadisce a chiare lettere, che in considerazione dei “trascorsi” e delle ingenti spese affrontate dall'Amministrazione Comunale per riportare il simulacro in questione e per rispetto della volontà popolare, il simulacro di San Gabriele non si muoverà dal suo sito originale. Arriva il tecnico che con gli operai inizia a studiare come “smontare” la teca e trasportare il simulacro ad Oristano, ma don Paolo tranquilla tutti: visto che la popolazione non è d’accordo, la traslazione verrà sospesa e lui si farà portavoce delle istanze della comunità sagamese al vescovo di Alghero- Bosa Padre Mauro Maria Morfino.
Il clima si distende ed inizia un confronto, dal quale tuttavia emerge chiaramente che l’Amministrazione Comunale e la maggior parte dei sagamesi presenti, salvo poche e legittime divergenze, siano contrari nella maniera più assoluta alla traslazione seppur provvisoria del simulacro ad Oristano, anche in presenza di ulteriori garanzie sul trasporto, sulla custodia e sul rientro del simulacro. Da storico e da sagamese, anche il sottoscritto ha partecipato all'incontro di ieri, ribadendo anche in maniera un po’ forte, la propria contrarietà allo spostamento della statua: si parla tanto di reti museali e “musei virtuali”, allora perché non portare ad Oristano un ritratto o una copia del simulacro? La statua di San Gabriele, è posta in una costosa e delicata teca che ne mantiene inalterata la temperatura, ha un immenso valore non solo economico e storico, che senso avrebbe allora a parte tutti i rischi del caso in un trasloco seppur temporaneo, rimuoverla dal suo sito? Il simulacro inoltre ha un valore ancora più importante: per ogni sagamese è il simbolo della propria identità! Forse sarà anche per questo, che mentre Amministratori e popolazione discutevano con don Paolo e don Antonello, due vivaci rondini sono entrate all'interno delle chiesa e hanno iniziato a volare sul simulacro dell’Arcangelo Gabriele non uscendo però dalla chiesa: l'impressione dei presenti è stata quella che tramite quelle due rondini, lo stesso Arcangelo abbia voluto far capire, di non volere più volare fuori dalla propria casa. Un messaggio subliminale dell'Arcangelo per indicare ai delegati dell’Arcivescovo di Oristano ed al Vescovo di Alghero- Bosa, che San Gabriele vuole e deve restare a casa sua: a Sagama tra i Sagamesi! Mario Antioco Sanna * *Storico