martedì 24 novembre 2015

Appunti di uno storico . Sagama e Sindia secondo FELIX DESPINE

UNA MIA NOTA PUBBLICATA SU FACEBOOK NEL MESE DI NOVEMBRE 2013, CHE CI RACCONTA UN FRAMMENTO DI STORIA DEI PAESI DI SAGAMA E SINDIA, VISTI DA UN FORESTIERO A META' DELL'800

Appunti di uno Storico.

Due “Istantanee” su SAGAMA e SINDIA negli anni 1858-59.

In seguito al passaggio del Regno di Sardegna dalla Spagna al Piemonte, con il breve intermezzo austriaco, arrivarono in Sardegna numerosi funzionari dello Stato di origine straniera. A differenza di quanto era capitato, seppur con scontri e difficoltà, con i funzionari catalani prima, spagnoli poi, i funzionari austriaci e soprattutto quelli piemontesi, possedevano una visione assai “distorta” della Sardegna.
Ne è un chiaro esempio il “diario” dell’Intendente (Prefetto di Cuglieri del 1858-59, Fèlix Despine, che non sfugge a tale regola.
Il funzionario piemontese o meglio savoiardo (era nato ad Annecy nel 1819) non fa eccezione a tale regola che vede i narratori “esterni” della Sardegna, restare sconcertati ed al tempo stesso “affascinati” dalla vita quotidiana dei villaggi della Sardegna.
A parziale discolpa del Despine, va dato atto al 40enne Prefetto di aver studiato la storia della Sardegna, il suo tentativo di comprensione verso il sistema di vita della popolazione, la sincera ammirazione per i monumenti preistorici, per la cucina,per i poeti estemporanei ed il fatto che è stato capace di regalarci dei disegni meravigliosi che sono delle vere e proprie cartoline, su alcuni paesaggi del territorio del Montiferru, della Planargia e del Marghine. 
La Provincia di Cuglieri fu istituita nel 1821, successivamente dal 1848 Cuglieri fece parte della Provincia di Cagliari, Circondario di Oristano e fu capoluogo di Mandamento. Ruolo che mantenne fino al 1927 quando fu inclusa nella nuova Provincia di Nuoro e successivamente dal 1974 nella Provincia di Oristano.
Riguardo a Sindia, l’Intendente di origine savoiarda, fece una descrizione un po’ “maligna”:

"Un sentiero ripido scende, quindi fino al fondo di una stretta valle bagnata da un terzo affluente del Temo e, dopo aver risalito la costa, ci conduce fino a Sindia, le cui abitazioni basse, povere, sporche e quasi prive di suppellettili hanno veramente un triste aspetto. Sindia è un paese di lutti e di vendetta: basta guardare in faccia gli abitanti per rendersene conto, parlo naturalmente degli uomini. I loro tratti forti non mancano di qualche avvenenza, ma i loro sguardi sospettosi e indagatori tradiscono la passione astiosa che li muove. Fui ospitato da mastro Cambula, notaio e sindaco del paese, oltre che capo d'una fazione. Il pover'uomo mi accolse nel modo più cordiale possibile, ma una tristezza profonda lo divorava da qualche giorno: sotto ad una poltrona aveva trovato una bambolina con il cuore trafitto e lorda di sangue.."
(FÈLIX DESPINE "RICORDI DI SARDEGNA. UN ANNO A CUGLIERI E DINTORNI, 1858-59, pg.266-267).

Il paese di Sindia nel 1857-58 registrava 1.476 abitanti, figli di un notevole incremento demografico che aveva registrato nel giro di 30 anni (dal 1751 al 1781) un raddoppio degli abitanti passando dai 774 abitanti del 1751 ai 1.497 del 1781.
Dopo un crollo demografico,causato dalle epidemie della peste e alle carestie, Sindia aveva registrato 938 abitanti nell'anno 1806, 1.050 nel 1810, 1.060 nel 1824, 1.1158 nel 1826, 1.210 nel 1834; nel 1857-58 Sindia contava dunque circa 1500 abitanti.
L’economia prevalente di Sindia, era quella basata sull'allevamento: nel 1846 Angius registrava 1351 abitanti, 344 famiglie, 290 case; 717 maschi con 414 “scapoli” (!) “ammogliati”277 e 26 “vedovi”. Le donne invece erano 634 (282 “zitelle”, 281 “maritate” e 71 “vedove” (!!!!).
Sempre Angius registrava altri numeri: 54 nati, 30 morti e 12 matrimoni.
L’Angius riporta inoltre altri numeri sul patrimonio zoo-tecnico di Sindia: l’allevamento di 4.500 pecore,2.600 vacche, 1800 capre, 3.000 porci e 100 cavalli.
Leggendo questi numeri, Sindia non poteva certo essere considerato un paese povero. Gli abitanti da quanto ho potuto constatare nelle mie ricerche storiche, svolte presso l’Archivio di Stato di Cagliari, l’Archivio di Stato di Nuoro e i Registri dell’Anagrafe del Comune di Sindia (che parte dal 1861) erano concentrati nella zona “alta” dell’attuale paese, nelle vie denominate “Santu Giorgi”, “Pischinesi”, “Marasecche”, “Su Caminu de Bangiu”, “ Santu Pedru”, “Sa Maddalena” , “Palatu”, “Mesu Coltiglias”e su “Su Rosariu”. Altre famiglie risiedevano a “Barannaboe”, “Iscaràulas”e“Santu Deormiti”.

Ed ora passiamo alla descrizione di Sagama, fatta dallo stesso Felix Despine:

 "All'indomani giungemmo a Sagama, popolato di 400 anime, molto ordinato per essere un villaggio sardo; ben costruito, evidenziava abitudini cortesi e perbene, tutto il contrario di Sindia. Il parroco brav'uomo e prete per bene, amava l'istruzione ed il progresso; faceva scuola ai bambini, manteneva la pace nella sua parrocchia...."(FèLIX DESPINE."RICORDI DI SARDEGNA. UN ANNO A CUGLIERI E DINTORNI 1858-59", pag.267).

E allora andiamo a vedere qualche altro dato su Sagama che nel 1857-58 registrava 404 abitanti con uno sviluppo demografico più regolare rispetto a Sindia, considerando che nel 1751 il villaggio registrava 324 abitanti che avevano poi avuto la seguente evoluzione: 261 nel 1753, 354 nel 1781, 299 nel 1806, 400 nel 1810, 320 nel 1824 , 330 nel 1826, 329 nel 1834, per arrivare ai 404 del periodo di residenza a Cuglieri da parte dell’Intendente Despin. Angius nelle pagine del suo “Dizionario” registra 450 abitanti, 115 famiglie, 105 maschi e 210 femmine (!), L’attività prevalente dei sagamesi era chiaramente l’agricoltura, anche se nella parte alta del territorio (altopiano di Santu Micheli e Bacalzos) e nella zona del salto “di Triganinu” o “Bentricaninu” ai confini con Scano, Sindia e Suni era molto praticato l’allevamento dei bovini, degli ovini e dei suini. La vallata delle fertile “Badd’è Sagama” permetteva invece una coltivazione redditizia del grano che tuttavia veniva coltivato anche nell’altipiano ad annate alterne (viddazones di Santu Micheli- Triganu e di Cansanis o Cassanis).
Concludendo il Despin apprezzava maggiormente i “tranquilli” contadini della Planargia, rispetto ai “nomadi” e “inquieti” allevatori di Sindia; ma tutto questo rientra nella normalità se consideriamo che solo da pochi anni erano stati “riscattati i feudi” (1838) e solo da pochi anni era entrato in vigore l’Editto delle Chiudende che avrebbe permesso ai notabili dei villaggi sardi di “chiudersi a muro e/o a siepe” delle porzioni diventandone a tutti gli effetti  di legge i proprietari. La proprietà privata, offriva maggiori garanzie agli allevatori, meno ai “nomadi” pastori. E da quel tempo infatti, la convivenza tra pastori e contadini, divenne sempre più problematica. Ma di questo parleremo un’altra volta.

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